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Oggi a Crevari per festeggiare il 1 maggio tra senso di comunità, presente e futuro delle giovani generazioni.

Sono loro la bussola della nostra proposta politica, per una Genova che garantisca ai giovani opportunità sociali, culturali e professionali, un lavoro dignitoso e giustamente retribuito, la possibilità di restare nella nostra città, di tornarci, di costruire qui la propria vita.

Per noi, per i nostri figli, per i nostri nipoti.
È già domani.

Oggi a Crevari per festeggiare il 1 maggio tra senso di comunità, presente e futuro delle giovani generazioni.

Sono loro la bussola della nostra proposta politica, per una Genova che garantisca ai giovani opportunità sociali, culturali e professionali, un lavoro dignitoso e giustamente retribuito, la possibilità di restare nella nostra città, di tornarci, di costruire qui la propria vita.

Per noi, per i nostri figli, per i nostri nipoti.
È già domani.
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Sono cresciuta in una famiglia in cui il lavoro era dignità. Mio padre, operaio e militante del PCI. Mia madre, impiegata comunale, femminista convinta.

Mi hanno insegnato che i diritti non sono mai concessi: si conquistano, insieme.

Oggi il lavoro è ancora troppo spesso povero, instabile, sottopagato, e Genova non può permettersi che i suoi giovani partano senza più tornare.

Per questo la nostra proposta è chiara: vogliamo una città dove si crea lavoro vero, qualificato, retribuito in modo giusto. Salario minimo negli appalti comunali. Più opportunità per i giovani e le donne. Stop al lavoro povero e rilancio dell’economia del sapere. Investimenti su innovazione, logistica e manifattura sostenibile.

Il Primo Maggio, la Festa delle lavoratrici e dei lavoratori, non è solo memoria. È una promessa che dobbiamo onorare: quella di un lavoro che permetta a tutte e tutti di costruirsi un futuro.

È già domani.

Sono cresciuta in una famiglia in cui il lavoro era dignità. Mio padre, operaio e militante del PCI. Mia madre, impiegata comunale, femminista convinta.

Mi hanno insegnato che i diritti non sono mai concessi: si conquistano, insieme.

Oggi il lavoro è ancora troppo spesso povero, instabile, sottopagato, e Genova non può permettersi che i suoi giovani partano senza più tornare.

Per questo la nostra proposta è chiara: vogliamo una città dove si crea lavoro vero, qualificato, retribuito in modo giusto. Salario minimo negli appalti comunali. Più opportunità per i giovani e le donne. Stop al lavoro povero e rilancio dell’economia del sapere. Investimenti su innovazione, logistica e manifattura sostenibile.

Il Primo Maggio, la Festa delle lavoratrici e dei lavoratori, non è solo memoria. È una promessa che dobbiamo onorare: quella di un lavoro che permetta a tutte e tutti di costruirsi un futuro.

È già domani.
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Oggi ho visto Genova da una prospettiva diversa: seduta su una sedia a rotelle, poi con bastone e mascherina, lungo un breve tratto della nostra città.

È stata una “prova di disabilità” organizzata dalla Consulta dei Disabili, coordinata da Fabio Pienovi. Un’esperienza che lascia il segno.

Bastano pochi minuti per capire quanto ogni piccolo ostacolo diventi un muro, per chi ha una disabilità motoria o visiva. Un marciapiede senza scivolo, una buca, un attraversamento senza segnalazioni tattili. E ti accorgi che la libertà non è mai garantita, se lo spazio pubblico non è accessibile.

Questa esperienza rafforza una convinzione che è già nel nostro programma: una città giusta è una città che rimuove le barriere, fisiche e culturali. È una città dove chiunque, a ogni età, possa vivere autonomamente e dignitosamente.

Nel nostro progetto per Genova c’è un impegno concreto: lavorare al fianco della Consulta dei Disabili, garantire trasporti adeguati, soluzioni abitative inclusive, applicare davvero le leggi che già esistono ma troppo spesso restano solo sulla carta.

Perché la disabilità non è un limite. L’inclusione e la valorizzazione delle differenze è sempre la chiave per migliorare la vita di tutte e tutti.

È già domani.

Oggi ho visto Genova da una prospettiva diversa: seduta su una sedia a rotelle, poi con bastone e mascherina, lungo un breve tratto della nostra città.

È stata una “prova di disabilità” organizzata dalla Consulta dei Disabili, coordinata da Fabio Pienovi. Un’esperienza che lascia il segno.

Bastano pochi minuti per capire quanto ogni piccolo ostacolo diventi un muro, per chi ha una disabilità motoria o visiva. Un marciapiede senza scivolo, una buca, un attraversamento senza segnalazioni tattili. E ti accorgi che la libertà non è mai garantita, se lo spazio pubblico non è accessibile.

Questa esperienza rafforza una convinzione che è già nel nostro programma: una città giusta è una città che rimuove le barriere, fisiche e culturali. È una città dove chiunque, a ogni età, possa vivere autonomamente e dignitosamente.

Nel nostro progetto per Genova c’è un impegno concreto: lavorare al fianco della Consulta dei Disabili, garantire trasporti adeguati, soluzioni abitative inclusive, applicare davvero le leggi che già esistono ma troppo spesso restano solo sulla carta.

Perché la disabilità non è un limite. L’inclusione e la valorizzazione delle differenze è sempre la chiave per migliorare la vita di tutte e tutti.

È già domani.
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In strada, a Genova, ogni giorno avvengono 10 incidenti e 12 persone restano ferite. Siamo una delle città più pericolose d’Italia per chi si sposta a piedi, in bici o in moto. La sicurezza stradale non può più essere un tema secondario.

Ieri, con ACI Genova, ho parlato di mobilità, incidentalità e futuro. Non possiamo ignorare che con un’auto ogni due abitanti siamo la seconda provincia italiana per tasso di motorizzazione: non per scelta, ma per necessità. Se il trasporto pubblico non è affidabile, l’auto diventa l’unica opzione possibile.

Serve cambiare approccio: integrare treni e autobus, garantire linee di valle e collinari, progettare una mobilità che sia davvero alternativa. E serve più trasparenza anche sulle grandi opere: sul tunnel subportuale, ad esempio, condivido l’obiettivo, ma chiedo chiarezza, valutazione comparativa delle alternative e un confronto vero sul destino della sopraelevata. Un’opera non è buona perché “grande”: è buona se serve davvero a migliorare la vita di chi abita la città.

Credo che una città più sicura si costruisca anche da qui: da una mobilità giusta, che riduce le disuguaglianze e protegge chi la attraversa.

Una Genova più sicura, accessibile, ben connessa è possibile.

È già domani.

In strada, a Genova, ogni giorno avvengono 10 incidenti e 12 persone restano ferite. Siamo una delle città più pericolose d’Italia per chi si sposta a piedi, in bici o in moto. La sicurezza stradale non può più essere un tema secondario.

Ieri, con ACI Genova, ho parlato di mobilità, incidentalità e futuro. Non possiamo ignorare che con un’auto ogni due abitanti siamo la seconda provincia italiana per tasso di motorizzazione: non per scelta, ma per necessità. Se il trasporto pubblico non è affidabile, l’auto diventa l’unica opzione possibile.

Serve cambiare approccio: integrare treni e autobus, garantire linee di valle e collinari, progettare una mobilità che sia davvero alternativa. E serve più trasparenza anche sulle grandi opere: sul tunnel subportuale, ad esempio, condivido l’obiettivo, ma chiedo chiarezza, valutazione comparativa delle alternative e un confronto vero sul destino della sopraelevata. Un’opera non è buona perché “grande”: è buona se serve davvero a migliorare la vita di chi abita la città.

Credo che una città più sicura si costruisca anche da qui: da una mobilità giusta, che riduce le disuguaglianze e protegge chi la attraversa.

Una Genova più sicura, accessibile, ben connessa è possibile.

È già domani.
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Stamattina al Mercato e allo Scalo di Quinto ho incontrato e ascoltato chi crede e vuole che Genova possa cambiare. 

In molte e molti mi hanno detto che i loro figli e i loro nipoti sono sicuri della scelta da fare alle prossime elezioni: uno splendido segnale, è il segno che una nuova speranza è già nata. 

È già domani.

Stamattina al Mercato e allo Scalo di Quinto ho incontrato e ascoltato chi crede e vuole che Genova possa cambiare.

In molte e molti mi hanno detto che i loro figli e i loro nipoti sono sicuri della scelta da fare alle prossime elezioni: uno splendido segnale, è il segno che una nuova speranza è già nata.

È già domani.
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Spesso parliamo dei problemi del trasporto pubblico solo dal punto di vista dell’utenza, ed è giusto farlo, ma voglio esprimere anche la mia solidarietà agli autisti AMT, che ogni giorno si confrontano con mezzi sovraffollati e con il malcontento comprensibile dei passeggeri. Un malcontento che non dipende da loro, ma da una gestione del servizio inefficace e poco lungimirante.

È anche da qui che nasce il nostro percorso di ascolto. In questi mesi abbiamo dato e continuiamo a dare la parola ai genovesi per confrontarci insieme sui problemi, sulle necessità e le esigenze urgenti per questa città; ma anche per ascoltare voci, storie di chi per troppi anni è stato abbandonato dalla politica. 

Una delle testimonianze ricevute è di Marco, che vive a Bavari e ci ha scritto le sue difficoltà a spostarsi con l'autobus, sia di giorno con tempi di attesa troppo lunghi, sia di sera, quando le zone collinari sono prive di mezzi pubblici.

Quello che racconta non è solo un disagio. È una questione di giustizia urbana: chi vive in collina o lontano dal centro non deve sentirsi escluso dai servizi essenziali. 

Da Sindaca, lavorerò per ripensare il trasporto pubblico con corse più frequenti e più accessibili anche di sera, in tutti i quartieri. Perché muoversi in città non può essere un privilegio. È un diritto che riguarda la libertà, il tempo, la sicurezza di tutte e tutti noi.

Così si ricostruisce fiducia tra cittadini e politica: un servizio alla volta.

È già domani.

Spesso parliamo dei problemi del trasporto pubblico solo dal punto di vista dell’utenza, ed è giusto farlo, ma voglio esprimere anche la mia solidarietà agli autisti AMT, che ogni giorno si confrontano con mezzi sovraffollati e con il malcontento comprensibile dei passeggeri. Un malcontento che non dipende da loro, ma da una gestione del servizio inefficace e poco lungimirante.

È anche da qui che nasce il nostro percorso di ascolto. In questi mesi abbiamo dato e continuiamo a dare la parola ai genovesi per confrontarci insieme sui problemi, sulle necessità e le esigenze urgenti per questa città; ma anche per ascoltare voci, storie di chi per troppi anni è stato abbandonato dalla politica.

Una delle testimonianze ricevute è di Marco, che vive a Bavari e ci ha scritto le sue difficoltà a spostarsi con l`autobus, sia di giorno con tempi di attesa troppo lunghi, sia di sera, quando le zone collinari sono prive di mezzi pubblici.

Quello che racconta non è solo un disagio. È una questione di giustizia urbana: chi vive in collina o lontano dal centro non deve sentirsi escluso dai servizi essenziali.

Da Sindaca, lavorerò per ripensare il trasporto pubblico con corse più frequenti e più accessibili anche di sera, in tutti i quartieri. Perché muoversi in città non può essere un privilegio. È un diritto che riguarda la libertà, il tempo, la sicurezza di tutte e tutti noi.

Così si ricostruisce fiducia tra cittadini e politica: un servizio alla volta.

È già domani.
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Silvia Salis Sindaca di Genova