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Oggi al Blue District ho incontrato le cooperative di Confcooperative e Lega Coop. Un confronto prezioso, che conferma ancora una volta che Genova ha bisogno di un cambio di passo.

Per troppo tempo, le cooperative sono state considerate un comodo servizio a chiamata. Utili per tappare i buchi dell’amministrazione, ma mai davvero coinvolte nella visione complessiva della città. Non sarà più così.

Da Sindaca riconoscerò il loro ruolo strategico: nella cura delle persone, nella formazione, nello sviluppo economico. Chi genera valore e coesione sociale deve essere parte della progettazione, non arrivare a giochi fatti.

La nostra Genova sarà una città che programma, non che rincorre le emergenze.

Dove il Terzo Settore è interlocutore stabile e ascoltato. Dove le politiche pubbliche si costruiscono insieme a chi conosce davvero i territori e le fragilità.

Non è la strada più facile, ma è l’unica possibile se vogliamo una città più giusta, più viva, più nostra.

È già domani.

Oggi al Blue District ho incontrato le cooperative di Confcooperative e Lega Coop. Un confronto prezioso, che conferma ancora una volta che Genova ha bisogno di un cambio di passo.

Per troppo tempo, le cooperative sono state considerate un comodo servizio a chiamata. Utili per tappare i buchi dell’amministrazione, ma mai davvero coinvolte nella visione complessiva della città. Non sarà più così.

Da Sindaca riconoscerò il loro ruolo strategico: nella cura delle persone, nella formazione, nello sviluppo economico. Chi genera valore e coesione sociale deve essere parte della progettazione, non arrivare a giochi fatti.

La nostra Genova sarà una città che programma, non che rincorre le emergenze.

Dove il Terzo Settore è interlocutore stabile e ascoltato. Dove le politiche pubbliche si costruiscono insieme a chi conosce davvero i territori e le fragilità.

Non è la strada più facile, ma è l’unica possibile se vogliamo una città più giusta, più viva, più nostra.

È già domani.
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A Genova ci sono studenti che se ne vanno per mancanza di alloggi e di opportunità, e anziani che restano soli, in case troppo grandi e troppo vuote. Nel mezzo, una città che ha perso l’occasione di diventare davvero universitaria, inclusiva, viva.

Al convegno sull’housing sociale organizzato da ADI Genova all’Albergo dei Poveri ho parlato con tanti studenti, sindacati e associazioni ed è emersa con forza un’idea chiara: riabitare Genova significa farla tornare solidale, connessa, abitata da generazioni diverse.

Oggi abbiamo edifici pubblici inutilizzati, decine di migliaia di appartamenti sfitti, spazi vuoti. Abbiamo ragazzi che cercano una stanza a prezzi ragionevoli e anziani che chiedono compagnia, servizi essenziali, sostegno quotidiano. E abbiamo anche piccoli proprietari che fanno affidamento su quell'affitto per vivere: serve equilibrio, non possiamo costruire una politica sulla casa che scarichi tutto su di loro.

Da Sindaca, avvierò la progettazione di studentati diffusi, proporrò affitti calmierati in cambio di piccoli servizi di vicinato e un nuovo modello di social housing integrato nella città, non ai margini.
Non bastano le carte bollate. Serve visione, responsabilità, coraggio.
Perché la casa non è solo un tetto: è il primo passo per sentirsi parte di una comunità.

Ripensiamo insieme abitazioni, mense e trasporti pubblici per una Genova più equa, che non lasci indietro nessuno.

È già domani.

A Genova ci sono studenti che se ne vanno per mancanza di alloggi e di opportunità, e anziani che restano soli, in case troppo grandi e troppo vuote. Nel mezzo, una città che ha perso l’occasione di diventare davvero universitaria, inclusiva, viva.

Al convegno sull’housing sociale organizzato da ADI Genova all’Albergo dei Poveri ho parlato con tanti studenti, sindacati e associazioni ed è emersa con forza un’idea chiara: riabitare Genova significa farla tornare solidale, connessa, abitata da generazioni diverse.

Oggi abbiamo edifici pubblici inutilizzati, decine di migliaia di appartamenti sfitti, spazi vuoti. Abbiamo ragazzi che cercano una stanza a prezzi ragionevoli e anziani che chiedono compagnia, servizi essenziali, sostegno quotidiano. E abbiamo anche piccoli proprietari che fanno affidamento su quell`affitto per vivere: serve equilibrio, non possiamo costruire una politica sulla casa che scarichi tutto su di loro.

Da Sindaca, avvierò la progettazione di studentati diffusi, proporrò affitti calmierati in cambio di piccoli servizi di vicinato e un nuovo modello di social housing integrato nella città, non ai margini.
Non bastano le carte bollate. Serve visione, responsabilità, coraggio.
Perché la casa non è solo un tetto: è il primo passo per sentirsi parte di una comunità.

Ripensiamo insieme abitazioni, mense e trasporti pubblici per una Genova più equa, che non lasci indietro nessuno.

È già domani.
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Buon compleanno papà, oggi brinderò a te e ti penserò così, mentre balli libero e felice.
♥️

Buon compleanno papà, oggi brinderò a te e ti penserò così, mentre balli libero e felice.
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A Genova la condizione delle donne è ancora troppo spesso ignorata. Lo dimostra un dato su tutti: il Comune non ha mai introdotto un "bilancio di genere". Una mancanza che rivela quanto poco si investa, in modo strutturale, per migliorare la qualità della vita delle donne. Eppure sono proprio loro, ogni giorno, a farsi carico di una parte enorme del lavoro invisibile di cura, spesso a costo della propria indipendenza economica.

In questo contesto, la proposta del centrodestra di un voucher per le donne che restano a casa non è solo inadeguata: è una visione arretrata, che riporta il dibattito a modelli culturali che dovrebbero appartenere al passato. Non è questa la strada per l’emancipazione. So cosa vuol dire crescere in una famiglia in cui il lavoro è fatica, sacrificio, costruzione del futuro. E so che la libertà non nasce da un sussidio, ma da servizi reali, da opportunità vere.

Non basta parlare di parità: servono scelte politiche concrete, capaci di rimuovere gli ostacoli reali. Servono asili nido accessibili e gratuiti, per non costringere più nessuna madre a scegliere tra un figlio e il lavoro. Servono servizi diffusi per l’assistenza agli anziani, per non lasciare che siano ancora una volta le donne a portare tutto il peso. Servono trasporti che funzionano, un welfare che accompagni davvero le persone, un sistema che dia valore al tempo, al talento, alla dignità.

Chi governa una città deve creare libertà, non limitarla. Io non voglio decidere per le donne: voglio che nessuna sia costretta a sacrificare la propria autonomia per mancanza di alternative. Genova deve essere una città dove nessuna scelta debba essere una rinuncia.

È già domani.

A Genova la condizione delle donne è ancora troppo spesso ignorata. Lo dimostra un dato su tutti: il Comune non ha mai introdotto un "bilancio di genere". Una mancanza che rivela quanto poco si investa, in modo strutturale, per migliorare la qualità della vita delle donne. Eppure sono proprio loro, ogni giorno, a farsi carico di una parte enorme del lavoro invisibile di cura, spesso a costo della propria indipendenza economica.

In questo contesto, la proposta del centrodestra di un voucher per le donne che restano a casa non è solo inadeguata: è una visione arretrata, che riporta il dibattito a modelli culturali che dovrebbero appartenere al passato. Non è questa la strada per l’emancipazione. So cosa vuol dire crescere in una famiglia in cui il lavoro è fatica, sacrificio, costruzione del futuro. E so che la libertà non nasce da un sussidio, ma da servizi reali, da opportunità vere.

Non basta parlare di parità: servono scelte politiche concrete, capaci di rimuovere gli ostacoli reali. Servono asili nido accessibili e gratuiti, per non costringere più nessuna madre a scegliere tra un figlio e il lavoro. Servono servizi diffusi per l’assistenza agli anziani, per non lasciare che siano ancora una volta le donne a portare tutto il peso. Servono trasporti che funzionano, un welfare che accompagni davvero le persone, un sistema che dia valore al tempo, al talento, alla dignità.

Chi governa una città deve creare libertà, non limitarla. Io non voglio decidere per le donne: voglio che nessuna sia costretta a sacrificare la propria autonomia per mancanza di alternative. Genova deve essere una città dove nessuna scelta debba essere una rinuncia.

È già domani.
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Silvia Salis Sindaca di Genova