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silviasalis
Candidata Sindaca di Genova🏴
Vice Pres CONI🇮🇹
Commendatore della Repubblica🎖️
Ambasciatrice Genova 🏴
Atleta olimpica
Oggi al Blue District ho incontrato le cooperative di Confcooperative e Lega Coop. Un confronto prezioso, che conferma ancora una volta che Genova ha bisogno di un cambio di passo.
Per troppo tempo, le cooperative sono state considerate un comodo servizio a chiamata. Utili per tappare i buchi dell’amministrazione, ma mai davvero coinvolte nella visione complessiva della città. Non sarà più così.
Da Sindaca riconoscerò il loro ruolo strategico: nella cura delle persone, nella formazione, nello sviluppo economico. Chi genera valore e coesione sociale deve essere parte della progettazione, non arrivare a giochi fatti.
La nostra Genova sarà una città che programma, non che rincorre le emergenze.
Dove il Terzo Settore è interlocutore stabile e ascoltato. Dove le politiche pubbliche si costruiscono insieme a chi conosce davvero i territori e le fragilità.
Non è la strada più facile, ma è l’unica possibile se vogliamo una città più giusta, più viva, più nostra.
È già domani.
Oggi al Blue District ho incontrato le cooperative di Confcooperative e Lega Coop. Un confronto prezioso, che conferma ancora una volta che Genova ha bisogno di un cambio di passo.
Per troppo tempo, le cooperative sono state considerate un comodo servizio a chiamata. Utili per tappare i buchi dell’amministrazione, ma mai davvero coinvolte nella visione complessiva della città. Non sarà più così.
Da Sindaca riconoscerò il loro ruolo strategico: nella cura delle persone, nella formazione, nello sviluppo economico. Chi genera valore e coesione sociale deve essere parte della progettazione, non arrivare a giochi fatti.
La nostra Genova sarà una città che programma, non che rincorre le emergenze.
Dove il Terzo Settore è interlocutore stabile e ascoltato. Dove le politiche pubbliche si costruiscono insieme a chi conosce davvero i territori e le fragilità.
Non è la strada più facile, ma è l’unica possibile se vogliamo una città più giusta, più viva, più nostra.
È già domani. ...
A Genova ci sono studenti che se ne vanno per mancanza di alloggi e di opportunità, e anziani che restano soli, in case troppo grandi e troppo vuote. Nel mezzo, una città che ha perso l’occasione di diventare davvero universitaria, inclusiva, viva.
Al convegno sull’housing sociale organizzato da ADI Genova all’Albergo dei Poveri ho parlato con tanti studenti, sindacati e associazioni ed è emersa con forza un’idea chiara: riabitare Genova significa farla tornare solidale, connessa, abitata da generazioni diverse.
Oggi abbiamo edifici pubblici inutilizzati, decine di migliaia di appartamenti sfitti, spazi vuoti. Abbiamo ragazzi che cercano una stanza a prezzi ragionevoli e anziani che chiedono compagnia, servizi essenziali, sostegno quotidiano. E abbiamo anche piccoli proprietari che fanno affidamento su quell`affitto per vivere: serve equilibrio, non possiamo costruire una politica sulla casa che scarichi tutto su di loro.
Da Sindaca, avvierò la progettazione di studentati diffusi, proporrò affitti calmierati in cambio di piccoli servizi di vicinato e un nuovo modello di social housing integrato nella città, non ai margini.
Non bastano le carte bollate. Serve visione, responsabilità, coraggio.
Perché la casa non è solo un tetto: è il primo passo per sentirsi parte di una comunità.
Ripensiamo insieme abitazioni, mense e trasporti pubblici per una Genova più equa, che non lasci indietro nessuno.
È già domani.
A Genova ci sono studenti che se ne vanno per mancanza di alloggi e di opportunità, e anziani che restano soli, in case troppo grandi e troppo vuote. Nel mezzo, una città che ha perso l’occasione di diventare davvero universitaria, inclusiva, viva.
Al convegno sull’housing sociale organizzato da ADI Genova all’Albergo dei Poveri ho parlato con tanti studenti, sindacati e associazioni ed è emersa con forza un’idea chiara: riabitare Genova significa farla tornare solidale, connessa, abitata da generazioni diverse.
Oggi abbiamo edifici pubblici inutilizzati, decine di migliaia di appartamenti sfitti, spazi vuoti. Abbiamo ragazzi che cercano una stanza a prezzi ragionevoli e anziani che chiedono compagnia, servizi essenziali, sostegno quotidiano. E abbiamo anche piccoli proprietari che fanno affidamento su quell`affitto per vivere: serve equilibrio, non possiamo costruire una politica sulla casa che scarichi tutto su di loro.
Da Sindaca, avvierò la progettazione di studentati diffusi, proporrò affitti calmierati in cambio di piccoli servizi di vicinato e un nuovo modello di social housing integrato nella città, non ai margini.
Non bastano le carte bollate. Serve visione, responsabilità, coraggio.
Perché la casa non è solo un tetto: è il primo passo per sentirsi parte di una comunità.
Ripensiamo insieme abitazioni, mense e trasporti pubblici per una Genova più equa, che non lasci indietro nessuno.
È già domani. ...
Oggi iniziano le celebrazioni del 25 aprile, una data che ci ricorda l’importanza della memoria, della libertà e dei valori che hanno liberato il nostro Paese. Genova, Medaglia d’oro per la Resistenza, è una città che non dimentica.
Stamattina nello stabilimento di Ansaldo Energia, durante il primo appuntamento genovese dedicato agli 80 anni della Liberazione, ho incontrato due giovani studentesse che mi hanno chiesto di firmare una copia della Costituzione, appena ricevuta in dono dall`azienda. Non era una richiesta di autografo, ma un gesto ricco di significato: un atto di fiducia, un segno di appartenenza, che mi ha profondamente toccato.
Mi ha colpito vedere nei loro occhi quella passione e la voglia di credere in un futuro migliore. Mi ha fatto pensare a mio padre, ai suoi insegnamenti, e a quanto sia fondamentale che la politica torni a parlare ai giovani, perché senza di loro non c’è futuro.
La memoria della Resistenza è viva e oggi più che mai è necessario difendere quei valori, soprattutto quando attacchi come quello di ieri a Sestri Ponente provano a sminuirli. Non possiamo tollerare violenza contro il lavoro e contro la nostra storia.
In questi momenti, fatti di gesti e parole, si costruisce il futuro.
È già domani.
Oggi iniziano le celebrazioni del 25 aprile, una data che ci ricorda l’importanza della memoria, della libertà e dei valori che hanno liberato il nostro Paese. Genova, Medaglia d’oro per la Resistenza, è una città che non dimentica.
Stamattina nello stabilimento di Ansaldo Energia, durante il primo appuntamento genovese dedicato agli 80 anni della Liberazione, ho incontrato due giovani studentesse che mi hanno chiesto di firmare una copia della Costituzione, appena ricevuta in dono dall`azienda. Non era una richiesta di autografo, ma un gesto ricco di significato: un atto di fiducia, un segno di appartenenza, che mi ha profondamente toccato.
Mi ha colpito vedere nei loro occhi quella passione e la voglia di credere in un futuro migliore. Mi ha fatto pensare a mio padre, ai suoi insegnamenti, e a quanto sia fondamentale che la politica torni a parlare ai giovani, perché senza di loro non c’è futuro.
La memoria della Resistenza è viva e oggi più che mai è necessario difendere quei valori, soprattutto quando attacchi come quello di ieri a Sestri Ponente provano a sminuirli. Non possiamo tollerare violenza contro il lavoro e contro la nostra storia.
In questi momenti, fatti di gesti e parole, si costruisce il futuro.
È già domani. ...
A Genova, in questi anni, si è smesso di ascoltare. Le decisioni sono piovute dall’alto, senza confronto, senza partecipazione. I Municipi sono stati svuotati di potere, i cittadini allontanati dai luoghi delle scelte.
Una città meno democratica è una città che si allontana dalla sua gente. E quando la politica si chiude nei palazzi, aumenta la sfiducia, cresce l’astensione, si spezza il legame con la comunità.
Per questo rimetteremo al centro la partecipazione. Daremo potere decisionale ai Municipi e creeremo spazi stabili di confronto con i cittadini. Case di quartiere, bilanci partecipativi, ascolto attivo: Genova deve tornare ad essere una città viva, condivisa, plurale.
E una città giusta è anche una città dei diritti. Vogliamo istituire un Ufficio per i diritti civili e LGBTQIA+, creare sportelli nei Municipi e rilanciare la nostra adesione alla rete Re.A.Dy. Perché i diritti non si difendono solo con le parole, ma con politiche concrete.
La partecipazione non è uno slogan: è il motore della democrazia. E Genova ha ricominciato a partecipare al proprio futuro.
È già domani.
A Genova, in questi anni, si è smesso di ascoltare. Le decisioni sono piovute dall’alto, senza confronto, senza partecipazione. I Municipi sono stati svuotati di potere, i cittadini allontanati dai luoghi delle scelte.
Una città meno democratica è una città che si allontana dalla sua gente. E quando la politica si chiude nei palazzi, aumenta la sfiducia, cresce l’astensione, si spezza il legame con la comunità.
Per questo rimetteremo al centro la partecipazione. Daremo potere decisionale ai Municipi e creeremo spazi stabili di confronto con i cittadini. Case di quartiere, bilanci partecipativi, ascolto attivo: Genova deve tornare ad essere una città viva, condivisa, plurale.
E una città giusta è anche una città dei diritti. Vogliamo istituire un Ufficio per i diritti civili e LGBTQIA+, creare sportelli nei Municipi e rilanciare la nostra adesione alla rete Re.A.Dy. Perché i diritti non si difendono solo con le parole, ma con politiche concrete.
La partecipazione non è uno slogan: è il motore della democrazia. E Genova ha ricominciato a partecipare al proprio futuro.
È già domani. ...
Genova non ha paura.
Questa mattina, a Sestri Ponente, un sindacalista della Fillea Cgil è stato aggredito mentre svolgeva il proprio lavoro in un cantiere. Insulti, sputi, saluto romano.
Un gesto vile, che non è solo un’aggressione individuale: è il sintomo di un clima che in questa città – e nel Paese – non va bene. Un clima che legittima certi atteggiamenti. Che rende accettabile l’inaccettabile. Che mette in discussione perfino il valore dell’antifascismo, in un Paese che deve tutto alla Resistenza.
Oggi la piazza ha risposto con forza. E la sua voce è chiara: Genova è antifascista. E lo sarà sempre.
Episodi come questo non possono trovare spazio nella nostra città, in Italia, nel mondo. Perché chi difende i diritti non può sentirsi in pericolo. Perché la sicurezza si costruisce con la cultura democratica, con presidi attivi nei quartieri, con istituzioni presenti.
Non possiamo accettare ambiguità. Né permettere che certi slogan – vecchi nella sostanza, mascherati da modernità – contribuiscano a un clima tossico per i diritti e la libertà.
Genova è medaglia d’oro per la Resistenza. E non lo diremo mai abbastanza.
Una Genova che protegge. Una Genova che include. Una Genova che si prende cura.
È già domani.
Genova non ha paura.
Questa mattina, a Sestri Ponente, un sindacalista della Fillea Cgil è stato aggredito mentre svolgeva il proprio lavoro in un cantiere. Insulti, sputi, saluto romano.
Un gesto vile, che non è solo un’aggressione individuale: è il sintomo di un clima che in questa città – e nel Paese – non va bene. Un clima che legittima certi atteggiamenti. Che rende accettabile l’inaccettabile. Che mette in discussione perfino il valore dell’antifascismo, in un Paese che deve tutto alla Resistenza.
Oggi la piazza ha risposto con forza. E la sua voce è chiara: Genova è antifascista. E lo sarà sempre.
Episodi come questo non possono trovare spazio nella nostra città, in Italia, nel mondo. Perché chi difende i diritti non può sentirsi in pericolo. Perché la sicurezza si costruisce con la cultura democratica, con presidi attivi nei quartieri, con istituzioni presenti.
Non possiamo accettare ambiguità. Né permettere che certi slogan – vecchi nella sostanza, mascherati da modernità – contribuiscano a un clima tossico per i diritti e la libertà.
Genova è medaglia d’oro per la Resistenza. E non lo diremo mai abbastanza.
Una Genova che protegge. Una Genova che include. Una Genova che si prende cura.
È già domani. ...
Oggi ho partecipato alla presentazione dello studio “Commercio e Città” di Confesercenti. Ho ascoltato le preoccupazioni di chi ogni giorno alza una saracinesca e tiene vivo un pezzo di città. Troppi quartieri stanno diventando deserti commerciali: questo vuol dire meno servizi, meno sicurezza, meno vita.
Il piano del commercio proposto dalla destra è arrivato tardi e senza visione. Senza coinvolgere chi davvero conosce il territorio: municipi, esercenti, cittadine e cittadini.
Da Sindaca restituirò dignità e potere decisionale ai Municipi, perché la città si costruisce dal basso. Daremo forza ai Centri Integrati di Via, valorizzeremo ogni quartiere, ascoltando chi ci vive e ci lavora. E chiederemo alla grande distribuzione di essere parte di un sistema, non di un problema.
Il commercio locale non ha bisogno di elemosine: ha bisogno di una regia pubblica, partecipata, che sappia affrontare sfide strutturali come il calo demografico, l’abbandono giovanile, la scarsa accessibilità. Ha bisogno di una città che torni a vivere.
Non possiamo rassegnarci a una Genova che si svuota. Se chiude un negozio, si spegne un pezzo di comunità. Riaccenderlo è difficile, ma tenerlo acceso è una responsabilità politica.
Ripartiamo dai tavoli di confronto con i Centri Integrati di Via, dai territori, dai piccoli commercianti. Per una città che non lascia indietro nessuno.
È già domani.
Oggi ho partecipato alla presentazione dello studio “Commercio e Città” di Confesercenti. Ho ascoltato le preoccupazioni di chi ogni giorno alza una saracinesca e tiene vivo un pezzo di città. Troppi quartieri stanno diventando deserti commerciali: questo vuol dire meno servizi, meno sicurezza, meno vita.
Il piano del commercio proposto dalla destra è arrivato tardi e senza visione. Senza coinvolgere chi davvero conosce il territorio: municipi, esercenti, cittadine e cittadini.
Da Sindaca restituirò dignità e potere decisionale ai Municipi, perché la città si costruisce dal basso. Daremo forza ai Centri Integrati di Via, valorizzeremo ogni quartiere, ascoltando chi ci vive e ci lavora. E chiederemo alla grande distribuzione di essere parte di un sistema, non di un problema.
Il commercio locale non ha bisogno di elemosine: ha bisogno di una regia pubblica, partecipata, che sappia affrontare sfide strutturali come il calo demografico, l’abbandono giovanile, la scarsa accessibilità. Ha bisogno di una città che torni a vivere.
Non possiamo rassegnarci a una Genova che si svuota. Se chiude un negozio, si spegne un pezzo di comunità. Riaccenderlo è difficile, ma tenerlo acceso è una responsabilità politica.
Ripartiamo dai tavoli di confronto con i Centri Integrati di Via, dai territori, dai piccoli commercianti. Per una città che non lascia indietro nessuno.
È già domani. ...
Buon compleanno papà, oggi brinderò a te e ti penserò così, mentre balli libero e felice.
♥️
Buon compleanno papà, oggi brinderò a te e ti penserò così, mentre balli libero e felice.
♥️ ...
A Genova la condizione delle donne è ancora troppo spesso ignorata. Lo dimostra un dato su tutti: il Comune non ha mai introdotto un "bilancio di genere". Una mancanza che rivela quanto poco si investa, in modo strutturale, per migliorare la qualità della vita delle donne. Eppure sono proprio loro, ogni giorno, a farsi carico di una parte enorme del lavoro invisibile di cura, spesso a costo della propria indipendenza economica.
In questo contesto, la proposta del centrodestra di un voucher per le donne che restano a casa non è solo inadeguata: è una visione arretrata, che riporta il dibattito a modelli culturali che dovrebbero appartenere al passato. Non è questa la strada per l’emancipazione. So cosa vuol dire crescere in una famiglia in cui il lavoro è fatica, sacrificio, costruzione del futuro. E so che la libertà non nasce da un sussidio, ma da servizi reali, da opportunità vere.
Non basta parlare di parità: servono scelte politiche concrete, capaci di rimuovere gli ostacoli reali. Servono asili nido accessibili e gratuiti, per non costringere più nessuna madre a scegliere tra un figlio e il lavoro. Servono servizi diffusi per l’assistenza agli anziani, per non lasciare che siano ancora una volta le donne a portare tutto il peso. Servono trasporti che funzionano, un welfare che accompagni davvero le persone, un sistema che dia valore al tempo, al talento, alla dignità.
Chi governa una città deve creare libertà, non limitarla. Io non voglio decidere per le donne: voglio che nessuna sia costretta a sacrificare la propria autonomia per mancanza di alternative. Genova deve essere una città dove nessuna scelta debba essere una rinuncia.
È già domani.
A Genova la condizione delle donne è ancora troppo spesso ignorata. Lo dimostra un dato su tutti: il Comune non ha mai introdotto un "bilancio di genere". Una mancanza che rivela quanto poco si investa, in modo strutturale, per migliorare la qualità della vita delle donne. Eppure sono proprio loro, ogni giorno, a farsi carico di una parte enorme del lavoro invisibile di cura, spesso a costo della propria indipendenza economica.
In questo contesto, la proposta del centrodestra di un voucher per le donne che restano a casa non è solo inadeguata: è una visione arretrata, che riporta il dibattito a modelli culturali che dovrebbero appartenere al passato. Non è questa la strada per l’emancipazione. So cosa vuol dire crescere in una famiglia in cui il lavoro è fatica, sacrificio, costruzione del futuro. E so che la libertà non nasce da un sussidio, ma da servizi reali, da opportunità vere.
Non basta parlare di parità: servono scelte politiche concrete, capaci di rimuovere gli ostacoli reali. Servono asili nido accessibili e gratuiti, per non costringere più nessuna madre a scegliere tra un figlio e il lavoro. Servono servizi diffusi per l’assistenza agli anziani, per non lasciare che siano ancora una volta le donne a portare tutto il peso. Servono trasporti che funzionano, un welfare che accompagni davvero le persone, un sistema che dia valore al tempo, al talento, alla dignità.
Chi governa una città deve creare libertà, non limitarla. Io non voglio decidere per le donne: voglio che nessuna sia costretta a sacrificare la propria autonomia per mancanza di alternative. Genova deve essere una città dove nessuna scelta debba essere una rinuncia.
È già domani. ...