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Da oggi l’albero di Natale e 200.000 luci illuminano piazza De Ferrari. A Palazzo Rosso il presepe storico di Genova, gioiello delle collezioni presepiali cittadine, si affaccia su via Garibaldi. 
 
Nel mio primo Natale al servizio di Genova, accendere il grande albero di piazza De Ferrari è un momento di profonda emozione e di grande orgoglio. Grazie alla collaborazione con IREN, un albero di 16 metri, in materiale riciclato e riciclabile, splende illuminato come i palazzi che circondano la piazza, perché crediamo che Genova meriti tutta la luce possibile.

Abbiamo pensato e voluto un Natale per tutte e tutti, ma soprattutto per bambine e bambini: sono loro a ricordarci ogni giorno il valore del futuro e della speranza. Proprio per loro, dal 17 al 24 dicembre, Palazzo Tursi ospiterà il Villaggio di Babbo Natale: per i più piccoli sarà la casa della meraviglia, un luogo dove trovano spazio i sogni, dove la città si fa più vicina a tutte e tutti, dove si potrà incontrare Babbo Natale. 

Vi auguro di trascorrere le feste accanto a chi amate, di essere felici e di trovare sotto l’albero ciò che più conta: serenità, affetto e fiducia. E per Genova un futuro fatto di lavoro, di pace, di impegno al servizio dei suoi cittadini. 

Buon Natale a Genova e ai genovesi.

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8 dicembre significa albero di Natale e presepe con la famiglia.
Vi auguriamo una giornata di pace e serenità ♥️

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Quando si parla di cifre e numeri sugli occupati in crescita in Italia bisogna fare attenzione a essere entusiasti, perché: di che lavoro si sta parlando? 

Anche chi lavora poche ore alla settimana corrisponde a un nuovo posto di lavoro in più, ma qual è la qualità di questo lavoro? Da anni assistiamo alla crescita di un fenomeno che si chiama "working poor", cioè quelle persone che pur percependo uno stipendio non riescono a fare la spesa, a pagare le bollette, ad arrivare alla fine del mese.

Da sindaci abbiamo il polso di questa situazione e testimonianze dirette, quotidiane, perché le mense sociali hanno un continuo accesso di nuove persone che vengono a prendere il pasto uscendo dal proprio posto di lavoro.

Per tante persone i salari non danno più la capacità di avere una vita dignitosa.

Ne ho parlato qualche giorno fa a @piazzapulitala7

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Oggi, finalmente, è arrivata una prima boccata d'ossigeno per lo stabilimento ex Ilva di Genova Cornigliano.

Negli ultimi giorni la nostra città ha vissuto momenti di grande tensione. I lavoratori ex sono scesi in piazza e hanno manifestato per difendere il loro inalienabile diritto al lavoro. Da subito ho espresso solidarietà e vicinanza alla loro causa, sono stata in corteo con loro e ho ritenuto di intervenire in prima persona quando, come è accaduto ieri davanti alla Prefettura, da parte dei manifestanti e della Questura mi è stato chiesto di prendere posizione per evitare che la tensione potesse salire ulteriormente.

Purtroppo c’è stato qualche brutto episodio nelle ultime ore, che condanniamo con fermezza: la violenza non deve mai trovare spazio nella nostra città, anche per non dare alibi a chi pensa di poter strumentalizzare vertenze molto delicate. 

Oggi, dalla riunione di oggi con il Ministro Urso, è arrivato l’impegno a breve termine della struttura commissariale a far ripartire la linea dello zincato, bilanciandola con la produzione della banda stagnata, garantendo l’occupazione a Genova per 585 persone, a cui se ne aggiungeranno altre 70 in formazione, a rotazione. 

E si aprono spiragli anche per il medio‑lungo termine, con il governo che si è detto disponibile senza ambiguità a intervenire direttamente qualora l’eventuale offerta privata per l’acquisizione dell’ex Ilva non fosse sufficiente a garantire il futuro degli stabilimenti, dei posti di lavoro e dei salari. 

A tutti i lavoratori, alle loro famiglie e a chi in questi giorni difficili si è speso in prima persona va la mia più sincera riconoscenza. Continueremo a vigilare ogni giorno perché la partita è appena iniziata e Genova ha bisogno di certezze, non di promesse. 

Io non mi tirerò mai indietro quando si tratterà di chiedere, con fermezza, le risposte a cui questa città e i suoi lavoratori hanno diritto e sarò sempre dalla parte di chi manifesta in modo pacifico, di chi chiede ascolto, di chi non vuole essere lasciato solo davanti all’incertezza.

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Da giorni leggiamo polemiche ridicole che ci accusano di voler cancellare le tradizioni del Natale: è tutto ovviamente falso, tipico di una certa parte politica che non sa rinunciare al becero populismo. L'unico modo che ha di affermare se stessa.

Finora non ho risposto a nulla di ciò che ho sentito perché eravamo al lavoro per il bene della città, per le festività in arrivo, per 1200 famiglie che all'ex Ilva rischiano di passare il Natale senza stipendio.

Non abbiamo cacciato il presepe da Palazzo Tursi, men che meno Gesù bambino, come ho letto. Nessuno ha rubato il Natale ai genovesi. Anzi, abbiamo pensato a un calendario ricco di eventi, soprattutto per i più piccoli.

La grande novità sarà il villaggio di Natale, nell’atrio di Palazzo Tursi dal 17 dicembre, con laboratori, animazioni e la possibilità di farsi una foto con Babbo Natale. Naturalmente a ingresso gratuito. 

In piazza De Ferrari, la Regione quest’anno non ha voluto sostenere la realizzazione dell’albero. Ci abbiamo pensato da soli, insieme a Iren, che sta allestendo un bellissimo albero alto 16 metri, illuminato in sintonia con le altre luci della piazza.

Naturalmente ci saranno anche i presepi. Quelli che la destra ci accusa di aver cancellato. Quello del Comune non sarà a Tursi, dove chi ci ha preceduto lo ha fatto solo per due anni e in uno spazio marginale, ma come da tradizione da un secolo e mezzo sarà a Palazzo Rosso. Quest’anno sarà visibile a tutte le persone che passeranno da via Garibaldi e l'8 dicembre sarà inaugurato dall’Arcivescovo Tasca. E abbiamo anche raddoppiato il passaporto dei presepi con un tour dedicato a quelli tradizionali e uno a quelli pittorici.

Ancora, ci saranno come sempre il Winter Park a Ponte Parodi, la festa di accensione dell’albero a De Ferrari l’8 dicembre, il Confeugo, i mercatini e tanti eventi nei municipi, un cartellone ricco di appuntamenti al Porto Antico.

Insomma, l’unica “furia estremista” che abbiamo, per citare chi ci ha attaccato in questi giorni, è pensare a un Natale che possa portare un po’ di gioia davvero a tutti. Non a polemiche per strappare qualche titolo di giornale o qualche cuoricino sui social.

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Stamattina sono stata a Cornigliano, al presidio con i lavoratori dell'ex Ilva. Venerdì tornerò a parlare con il ministro Adolfo Urso, sperando ci siano delle novità, perché nel nostro ultimo incontro non ci sono state date risposte convincenti, ci è stato presentato un piano transitorio che non offre certezze né ai lavoratori né alla città. 

Qui è in gioco lo sviluppo di Genova e la sua sostenibilità sociale. 

Da sindaca l’unica domanda che mi interessa è: che cosa fa lo Stato se non intervengono investitori privati? Al ministro l’ho chiesto tre volte senza ottenere una risposta chiara. Se ha un’idea, deve dircela. Il governo e la Regione dicono che sarebbe bello se arrivassero investitori a febbraio, ma ricordo che anche a settembre sembrava ci fosse qualcuno pronto a investire subito. E invece non c’era nessuno.

Stiamo parlando di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie, di una linea di produzione strategica per il Paese. Difenderò i lavoratori fino in fondo, sono parte integrante dello sviluppo di Genova, e questa amministrazione è al loro fianco: farò qualsiasi cosa per ottenere delle risposte.

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A gennaio partirà un progetto di educazione sessuo-affettiva in quattro scuole materne di Genova, con circa 300 bambine e bambini coinvolti e in accordo con le famiglie.

Penso che in questo Paese sia impossibile dire che non ci sia bisogno di un'educazione affettiva nelle scuole o sostenere che debba essere appannaggio esclusivo delle famiglie. Da sindaca e da donna, in un Paese in cui c'è ancora un livello di violenza, non solo fisica, ma anche e soprattutto psicologica e verbale contro le donne così alto, sento la responsabilità di agire.

A Genova, centinaia di bambini nelle scuole d'infanzia inizieranno a prendere familiarità con un argomento del quale non si parla. Bambini che vivono in famiglie con provenienze culturali molto diverse tra loro. Sento spesso dire che "ci sono altre priorità", ma anche il benaltrismo è una forma di violenza, anche delegittimare una discriminazione o ritenere inutile un'ora di educazione affettiva.

Noi iniziamo da questo. È un piccolo passo, ma con l'aria che tira in questo Paese credo possa essere molto significativo. 

Di tutto questo progetto, di queste centinaia di bambini che spero diventeranno migliaia, se anche solo uno o una capirà che la sua vita deve essere diversa da un modello tossico che può vivere nella sua famiglia, penso che avrà avuto senso farlo.

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Silvia Salis Sindaca di Genova